La vicenda del naufragio della nave da crociera ha prevedibilmente provocato reazioni di rifiuto alla navigazione. Un piccolo di famiglia, di sei anni, ha testualmente dichiarato “Dopo questa notizia non andrò più sul battello”.
Tralasciando il fatto che a sei anni sappia il termine “battello” (anche se conosco uno che a tre anni pronunciò la parola “natante”, e ancora portiamo l’aneddoto come esempio di infanzia disastrata), che un bambino lo pensi è comprensibile, meno che lo pensi un adulto.
Istintivamente può anche venire in mente “Non farò mai più crociere”. Ma è un ragionamento che non regge, altrimenti non dovremmo salire più su un treno, un aereo, un’automobile. Ma soprattutto non dovremmo attraversare una strada, dato il rischio (reale) di essere investiti.
Io non sono mai stata in crociera, ma non escluso di fare questa esperienza. Non è che quello che è successo venerdì sera mi abbia lasciato indifferente, al contrario, sto seguendo con apprensione ogni fase, sperando nel ritrovamento dei dispersi vivi. Credo però che volendo programmare un viaggio in mare, convenga a questo punto ricorrere ad alcune precauzioni.
Appena saliti sulla nave, fare un giro di ricognizione per individuare le uscite di sicurezza, i salvagente e le scialuppe; osservarle bene in modo da capire come si fa a calarle in acqua. (Procurarsi il libretto di istruzioni).
Portare sempre con sé un dispositivo in grado di filmare, fotografare, registrare e pubblicare nel web. Prima di partire creare un account su youreporter.it o, per i più raffinati, su livestream.com o ustream.com, dove poter trasmettere in tempo reale.
Ma la più importante di tutte è conoscere prima il Comandante. Cercare di capire che tipo sia, assicurarsi che sia un tipo introverso, magari un po’ timido, uno che non ha tanta voglia di salutare a destra e sinistra, insomma.